DISTORSIONI ELETTRICHE

Il rock alternativo dei compositori italiani, 1967-1982

Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli ’80 svariati compositori e polistrumentisti italiani attivi nel campo della musica per immagini si dedicarono a sperimentazioni più o meno alternative con il rock e i suoi sottogeneri – dal freakbeat alla psichedelia, al prog, ecc. – sia in dischi pubblicati sotto pseudonimo, sia all’interno di colonne sonore per il cinema o la televisione. Tutti questi maestri rielaborarono l’influenza del rock inglese e californiano a modo proprio, spesso con il gusto e la spensieratezza del connoisseur, dando vita a un sound eclettico che mantiene ancora oggi la sua freschezza, soprattutto rispetto al rock politico di quegli anni.

In “Operazione Beat” di Mario Molino, ad esempio, le chitarre distorte si innestano sul surf/beat di fine anni ’60, mentre “Hua’ Hua’ Rock” di Billy & Friends (firmata dal compositore e chitarrista Bruno Battisti D’Amario) è una versione italiana del freakbreat. Troviamo invece il rock psichedelico/progressivo e kraut in “Amuck!” e “No Answer” dei Pawnshop (ossia Alessandro Alessandroni e Giuliano Sorgini), “Flying” dei Braen’s Machine (di nuovo Alessandroni, ma questa volta insieme a Rino De Filippi), “Underground” dei Green Birds e “Non Mollare” di Piero Umiliani (qui probabilmente ispirato dai Pink Floyd), mentre “Diodo” dei Blue Phantom richiama l’hard rock alla Deep Purple.

Infine, il rock si fonde con elementi funk e jazz in “Strong Beat” di Silvano D’Auria e “La Fuga” di Roberto Pregadio, risuona di eco classiche in “Giano” di Bruno Nicolai, e accoglie arpeggi folk in “The Life of a Policeman” di Guido e Maurizio De Angelis, tutti brani provenienti dalle colonne sonore di film polizieschi e noir.

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