AQUARIUM

Gli "underwater sounds" della Library music italiana

In Italia, all’inizio degli anni Settanta si è assistito a una crescente richiesta da parte del cinema, della televisione e della radio di musica ispirata agli ambienti sottomarini. In risposta, compositori come Piero Umiliani, Fabio Fabor, Giuliano Sorgini e Giampiero Boneschi combinarono brillantemente la tradizione italiana e l’innovazione per ricreare la magica atmosfera dei fondali marini, e continuarono a farlo fino alla metà degli anni Ottanta. Utilizzavano strumenti acustici classici e jazz come l’arpa, la spinetta, il contrabbasso, la batteria e le percussioni, insieme a strumenti e tecnologie elettroniche allora nuovi, tra cui sintetizzatori e delay.

Nel corso del tempo, queste composizioni esotiche e pionieristiche – e gli ormai rarissimi album in vinile su cui furono originariamente pubblicate – hanno affascinato generazioni di appassionati. Hanno acquisito uno status di culto come “underwater sounds” in grado di evocare non solo immagini marittime e spaziali, ma anche sensazioni di mistero e scenari onirici.

Ascoltando questi brani oggi, è facile immaginarli come la colonna sonora di una commedia assurda, lo sfondo di uno spot fantascientifico che pubblicizza un nuovo energy drink o l’incarnazione sonora di una scena di allucinazione in una serie drammatica adolescenziale.

E poiché il sogno e il mistero sono elementi centrali in molti progetti visivi, perché non potenziarne l’impatto con un’atmosfera subacquea?

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