BRUNO CANFORA

compositore, direttore d'orchestra e arrangiatore

Bruno Canfora (Milano, 6 novembre 1924 – Piegaro, 4 agosto 2017) è stato un compositore, direttore d’orchestra e arrangiatore di straordinario talento. 

Sin dagli anni ’30, si avvicina allo studio del pianoforte e dell’oboe seguendo i corsi del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, che lo porteranno a sviluppare una certa passione per il jazz americano, ancora ufficialmente bandito dal regime fascista. Una passione che esplode poi con la Liberazione, dal 1945, quando comincia a esibirsi nelle radio e nei locali che stavano velocemente riportando la vita degli italiani alla normalità, sia con la sua Orchestra che con formazioni più ridotte. 

Nel 1948 vince il prestigioso concorso radiofonico “Bacchetta d’oro”, al quale partecipavano grandi orchestre italiane di allora, come quelle di Renato Carosone, Armando Trovajoli, Piero Piccioni e molti altri ancora, venendo di conseguenza invitato a suonare a Garmish, in Baviera, dove la sua orchestra accompagnava le star americane che venivano a esibirsi nello spettacolo Ice Follies, organizzato per i compatrioti di stanza in Germania.  

L’esperienza a Garmish fu molto formativa per il giovane Canfora, che negli anni seguenti diventa progressivamente una figura di spicco della fiorente industria musicale italiana, grazie alla sua versatilità e innovazione. Passa infatti, quasi senza soluzione di continuità, dalla radio alla televisione, e dal cinema al teatro, senza mai abbandonare la composizione e l’arrangiamento per i grandi nomi della musica leggera.

Negli anni ’60 infila uno dopo l’altro una serie di successi indimenticabili che hanno fatto la storia della canzone nazionalpopolare italiana: “Il ballo del mattone”, “Fortissimo”, “Il Geghegé” per Rita Pavone; “Da-da-un-pa” e “La notte è piccola” per le gemelle Kessler; “Due note”, “Conversazione”, “Vorrei che fosse amore” e “Brava” (di cui scrive anche il testo) per Mina; “Stasera mi butto” per Rocky Roberts, e molti altri evergreen indimenticabili.

La sua popolarità esplode anche grazie alla RAI, dove compone e dirige le musiche di programmi iconici come “Studio Uno” e “Canzonissima” (a partire dalla prima edizione del 1959 con Nino Manfredi e Delia Scala). Nel 1961 dirige l’orchestra del Festival di Sanremo e compie una memorabile tournée in Giappone con Mina, durante la quale compone e registra una brano in giapponese, “Anata To Watashi” (Tu ed io), che riscuote un notevole successo.

Nel frattempo, il suo nome è diventato attrattivo anche per i produttori cinematografici, che lo chiamano per i progetti più svariati: dal film di guerra Lupi nell’abisso (1959, Silvio Amadio) al noir intriso di feulletton Vite perdute (1959, Adelchi Bianchi e Roberto Mauri). Ma il genere in cui il suo estro musicale riesce a emergere maggiormente è certamente la commedia brillante, declinata in tutte le sue sfumature: dalla parodia degli 007, con Il vostro superagente Flit (1966, Mariano Laurenti) al film in costume di ambientazione papalina Nel giorno del Signore (1970, Bruno Corbucci) passando per il clamoroso successo dei due musicarelli con Rita Pavone (e Giancarlo Giannini) diretti da Lina Wertmuller: Rita la zanzara (1966) e il suo sequel Non stuzzicate la zanzara (1967).

Dal film musicale alla commedia musicale teatrale il passo è breve. Nel 1967 va in scena al Teatro Sistina “Viola, violino e viola d’amore”, scritto dai veterani Garinei e Giovannini, dove le musiche di Canfora accompagnano le gemelle Kessler ed Enrico Maria Salerno. E’ poi la volta di “Angeli in bandiera” (1969) con Milva e Gino Bramieri, seguito da “Promesse… promesse” (1970), con Johnny Dorelli e Catherine Spaak, fino al trionfo di “Amori miei”, scritto da Iaia Fiastri e rappresentato in tutta Italia da Ornella Vanoni, Duilio Del Prete e Gianrico Tedeschi.

Dopo i successi per il palcoscenico e il grande schermo, Canfora decide di aprire un proprio studio di registrazione a Roma in Via Muggia 33, in zona Prati, a due passi dagli studi televisivi della Rai, poi rilevato dai componenti dei Marc 4 nel 1976 (e da loro ribattezzato “Telecinesound”). Nello stesso periodo fonda anche una sua piccola etichetta discografica, la Sevenmen, con cui dà alle stampe alcuni dischi di library music destinati al circuito della programmazione radiotelevisiva, oggi particolarmente rari e ricercati dai collezionisti.

Il suo ultimo lavoro per il cinema è anche, a detta di molti, il suo vero capolavoro in questo ambito. Nel 1977 Canfora compone e registra le musiche de La banda del trucido, poliziesco diretto da Stelvio Massi in cui Tomas Milian fa una delle sue prime apparizioni nello scanzonato ruolo de “Er Monnezza”. Il tema principale è eseguito da una big band di all-stars che vede coinvolti i migliori jazzisti dentro e fuori l’orchestra della Rai, come i piemontesi Oscar Valdambrini e Gianni Basso (rispettivamente alla tromba e al sax) o il romano Enrico Pieranunzi (al piano).

Alla fine della sua lunga carriera, durata oltre sei decenni, Canfora è tornato alle sue radici come direttore d’orchestra, guidando l’orchestra sinfonica del Teatro Massimo di Palermo, con la quale ha modo di sperimentare in assoluta libertà la sua grande passione per il jazz sinfonico, curando arrangiamenti su musiche di Cole Porter, George Gershwin e molti altri.

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