Jazz al cinema
Il jazz nelle colonne sonore italiane, 1959-1973
Tra la metà degli anni ’50 e i primi anni ’70 il jazz conquistò gli schermi italiani. Mentre il miracolo economico trasformava la società, compositori e musicisti fenomenali ebbero finalmente l’occasione di suonare la loro musica preferita nelle colonne sonore dei film.
L’esempio della Nouvelle Vague francese, in particolare Ascenseur pour l’échafaud di Louis Malle e il suo geniale utilizzo della colonna sonora di Miles Davis per dare rilievo all’azione drammatica, diede consapevolezza dell’impatto che il jazz poteva avere al cinema.
Tanto i nostri registi quanto i nostri compositori si resero conto che il jazz, con la sua ricca gamma di ritmi e inflessioni, poteva cogliere ed evocare lo spirito del tempo, dal glamour e la leggerezza della dolce vita alla modernità della vita metropolitana di allora, per non parlare delle avventure di commissari, criminali e belle signorine che allora affollavano le trame di tanti film di genere.
Dalla fine degli anni ’50, le sonorità del jazz trovarono spazio praticamente in film di ogni tipo, dai noir ai mondo-movie, dalle commedie brillanti agli horror, diventando molto presto la colonna sonora principale non solo del cinema italiano, ma anche dei programmi TV e radio della RAI.
Pionieri del jazz italiano come Armando Trovajoli e Piero Umiliani, jazzisti come Sandro Brugnolini, Oscar Rocchi e Giancarlo Barigozzi, e persino compositori più ortodossi come Armando Sciascia, Fabio Fabor e Carlo Savina reinterpretarono il jazz e i suoi vari idiomi – dallo swing al be-bop, al latin – in chiave italiana, regalando al pubblico la colonna sonora perfetta per un decennio di abbondanza, ambizione e ottimismo.
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