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Quando l'Italia ha scoperto il funk

Nei primi anni ’70 l’Italia scopre il funk grazie a Bitches Brew – il rivoluzionario album di Miles Davis che per primo ha portato il jazz a contatto con i ritmi del funk e i suoni del rock – e grazie ai film della Blaxploitation americana come Shaft.  I musicisti e i compositori, come anche i registi del cinema di genere, si appassionano a tal punto a quel nuovo sound e al suo groove contagioso che provano a ricrearlo e a farlo proprio.

Ovviamente, però, viste le differenze culturali gli italiani non riescono a riprodurre esattamente la soulfulness del genere, né la sua natura e significato originali, finendo invece per produrre qualcosa di più vicino alla propria identità, qualcosa in cui si percepiscono la formazione classica dei nostri conservatori, il jazz che i nostri artisti avevano assorbito nel decennio precedente, e anche l’impronta dell’opera italiana, con la sua forte componente melodica. 

È interessante, peraltro, che il cerchio di queste influenze e re-interpretazioni sembra essersi chiuso, per così dire, in tempi recenti, quando il jazz-funk italiano degli anni ’70 ha trovato un pubblico entusiasta tra gli artisti hip-hop afroamericani, molti dei quali hanno campionato brani italiani nelle loro produzioni.

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