I suoni italiani della paura

Musiche dell'orrore per cinema, radio e TV (1960-1980)

Da ascoltare rigorosamente con le luci accese questa selezione di brani tratti dalle più misteriose e inquietanti colonne sonore dei film esoterici, horror e thriller italiani degli anni ‘70 e ‘80, ma anche dalla library music particolarmente oscura, con echi fortemente tribali, dark ed elettronici.

Siamo nei territori dei B-Movie italiani degli anni ’70, dove la povertà di mezzi era sostituita dalla fantasia ricreatrice dei sintetizzatori. Drum breaks potenti, synth malvagi, percussioni tribali, in un’amalgama tra strumenti acustici ed elettronici che dà il senso dell’urgenza e dell’autenticità. Il Maestro Giuliano Sorgini è certamente il compositore chiave di questo sound spettrale, scarnificato, ma poderoso e pieno, capace di funzionare perfettamente come aggressione emotiva nell’ascoltatore, per creare l’atmosfera di tensione, angoscia e pericolo imminente. Tra esoterismo e rituali satanici si muovono brani come “Ombre minacciose” e “Telecinesi”, rispettivamente dalle colonne sonore di Diabolicamente Letizia (1975, Salvatore Bugnatelli) e Holocaust – Parte II (1978, Angelo Pannacciò), o la zombie-funk “John Dalton Street”, dal capolavoro Non si deve profanare il sonno dei morti (1974, Jorge Grau).

Di stile diverso, ma altrettanto carico di suspense, il tema tratto dalla colonna sonora composta da Bruno Nicolai per La coda dello scorpione (1971, Sergio Martino), un giallo che vanta fan in tutto il mondo, tra cui un certo Quentin Tarantino. Nel brano, una chitarra 12 corde, un basso elettrico e una chitarra distorta producono un clima teso e raggelato, perfetto per le atmosfere morbose e ipnotiche del thrilling italiano dei primi anni ’70.

Negli anni ’60, invece, il cinema di paura italiano era dominato dal genere gotico, con storie ambientate in un’Ottocento intriso di letteratura romantica, tra amore e morte, raccontate magistralmente da registi di culto come Mario Bava e Riccardo Freda. Le colonne sonore di questi film sono caratterizzate da ensemble orchestrali dove sono gli archi a creare suspense e tensione con il loro tremolio sinistro, come accade in “Presagio” di Carlo Savina, o in “Tutto Tremolo”, “Black Out” e “Day After” di Fabio Fabor.

Per quanto riguarda la library music, alcuni esperimenti elettronici di Piero Umiliani vanno in questa direzione orrorifica: “Batticuore” or “Sinistro Carillon” (dall’album del 1983 Suspense elettronica) sono un tripudio di sintetizzatori delayzzati a creare un ambiente onirico, elettronico, misterioso e sofisticato. Altri brani mistery come “Acquarius” dei Modern Sound Quartet si muovono in territori più moderni, tra disco-funk e prog-fusion, e richiamano atmosfere simili a quelle che i Goblin creavano per i film di Dario Argento. Arricchiscono la selezione una serie di tracce più minimali, tra sound-design ed effetti musicali (“Vento musicale” di Mario Nascimbene, “Oro sommerso” di Oscar Rocchi e Franco Godi, “Nel buio” di Felice Fugazza), perfettamente ansiogene nella loro icasticità.

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